Peppino impastato (1948 - 1978)

Pubblicato il 9 maggio 2022 • Biografie

Peppino Impastato nacque a Cinisi, nella provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948, da Felicia Bartolotta e Luigi Impastato. La sua era una famiglia inserita negli ambienti mafiosi locali: il padre Luigi era stato inviato al confino durante il periodo fascista, una sorella di Luigi aveva sposato il capomafia Cesare Manzella, considerato uno dei boss che individuarono nei traffici di droga il nuovo terreno per accumulare denaro.

Proprio Cesare Manzella fu ucciso nel 1963 in un agguato nella sua Alfa Romeo Giulietta imbottita di tritolo.

Peppino frequentò il Liceo Classico di Partinico e in quegli anni si avvicinò alla politica. Nel 1965 fondò il giornalino “L'idea socialista” che, dopo alcuni numeri, fu sequestrato.

Il ragazzo ruppe presto i rapporti con il padre Luigi che lo cacciò di casa. Quando questi morì in un misterioso incidente automobilistico, durante il funerale Peppino Impastato rifiutò di stringere la mano ai boss locali. Condusse le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell'aeroporto di Palermo in territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati.

Nel 1975 organizzò il Circolo "Musica e Cultura", un'associazione che promuoveva attività culturali e musicali e che diventò il principale punto di riferimento por i giovani di Cinisi. All'interno del Circolo trovarono particolare spazio il "Collettivo Femminista" e il "Collettivo Antinucleare". Il tentativo di superare la crisi complessiva dei gruppi che si ispiravano alle idee della sinistra "rivoluzionaria", risalente intorno al 1977 portò Giuseppe Impastato e il suo gruppo alla realizzazione di Radio Aut, un'emittente autofinanziata che indirizzava i suoi sforzi e la sua scelta nel campo della controinformazione e soprattutto in quello della satira nei confronti della mafia e degli esponenti della politica locale, denunciando i crimini e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti (chiamato «Tano Seduto» da Peppino), che aveva un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell'aeroporto di Punta Raisi. Il programma più seguito a Cinisi era Onda pazza a “Mafiopoli”, trasmissione satirica in cui Peppino sbeffeggiava mafiosi e politici.

Nel 1978 partecipò alle elezioni comunali a Cinisi ma non fece in tempo a sapere l'esito delle votazioni perché, dopo vari avvertimenti che aveva ignorato nel corso della campagna elettorale, venne assassinato a soli 30 anni nella notte tra l'8 e il 9 maggio, qualche giorno prima delle elezioni e qualche giorno dopo l'esposizione di una documentata mostra fotografica sulla devastazione del territorio operata da speculatori e gruppi mafiosi. Il suo corpo venne martoriato da una carica di tritolo collocata lungo i binari della ferrovia di Cinisi, che congiunge Palermo a Trapani. Con il suo cadavere, però, venne inscenato un attentato, in modo tale da fare apparire Peppino Impastato come un attentatore suicida, ma ciò non bastò a compromettere la reputazione e l'immagine di Impastato, che infatti pochi giorni dopo, in occasione delle votazioni, venne simbolicamente eletto al Consiglio comunale.

Il delitto, avvenuto in piena notte, passò quasi inosservato poiché proprio in quelle stesse ore veniva ritrovato il corpo senza vita del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro in via Caetani a Roma. Lui e Moro sono stati i simboli di due Italie che cercavano di lottare, negli «Anni di Piombo», contro differenti mali: la mafia e il terrorismo.

Dopo la morte vi furono vari passaggi nella vicenda giudiziaria che portò infine all’individuazione dei colpevoli. 

Peppino Impastato fu uno dei primi, in un clima di forte omertà, a denunciare apertamente la mafia e prendendo apertamente le distanze dalla sua famiglia e così distruggendo uno dei vincoli più importanti dell’organizzazione mafiosa. Dimostrò in tal modo una totale irriverenza nei confronti della mafia, con giudizi diretti e anche ironici, che esponeva al ridicolo gli altri elementi sui quali la mafia fondava il suo consenso: il rispetto e l’onore.

La sua testimonianza è ancora oggi un esempio di coraggio per quanti si propongono — a testa alta — di parlare, lottare, denunciare crimini, affari e connivenze.

Per lo straordinario simbolo che rappresenta, a Peppino Impastato sono state dedicate diverse iniziative. Alla sua vita è stato, in primo luogo, dedicato il famoso film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana, con Luigi Lo Cascio nel ruolo di Impastato. Il film ricostruisce l'attivismo di Peppino; "cento passi" sono di fatto la distanza che separava casa sua da quella del boss Tano Badalamenti.


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